Mondadori cerca Responsabile Marketing o …

Mondadori cerca Responsabile Marketing o … forse dovrebbe! Ho aspettato qualche settimana convinta che ci sarebbe stato un sollevamento popolare e invece nulla…tutto tace. Era un giovedì, metà pomeriggio e mi crogiolavo davanti alla televisione sdraiata addirittura sul letto, come spesso è capitato durante quest’estate in cui pioveva a dirotto e non v’era davvero null’altro […]

Mondadori cerca Responsabile Marketing o …

Mondadori cerca Responsabile Marketing o … forse dovrebbe! Ho aspettato qualche settimana convinta che ci sarebbe stato un sollevamento popolare e invece nulla…tutto tace. Era un giovedì, metà pomeriggio e mi crogiolavo davanti alla televisione sdraiata addirittura sul letto, come spesso è capitato durante quest’estate in cui pioveva a dirotto e non v’era davvero null’altro da fare che farsi ipnotizzare da quel malefico-meraviglioso marchingegno.

Come tutti, normalmente al cominciare del primo spot cambio canale, ma chissà perché quel giovedì pomeriggio non l’ho fatto. Sono in una discoteca, sullo sfondo si intravedono altre persone che ballano e si sente della musica, tre ragazze, una bionda, una mora e ovviamente una rossa…e guardando verso la telecamera, astutamente (lo capirete dopo il perché) posizionata davanti a loro ma più in basso, “datemi retta, le dimensioni contano”. Certo, come voi anch’io ho pensato: ma come, è metà pomeriggio, piena estate e la fascia protetta?!? Ma non saranno mica tutti impazziti? Forse qualcuno ha sbagliato …. è uno scherzo di qualche hacker buontempone che è riuscito ad inserirsi nel palinsesto…. Ed ecco che la rossa prende la parola e dice “a me comunque sembra piccolo” chinandosi verso la telecamera e strizzando gli occhi come chi non riesce a vedere molto bene.

Continuo sempre più esterrefatta la visione di quello che credo essere uno sbaglio, voglio capire dove va a finire, credo davvero di essere testimone di un errore del programmatore e penso già quando lo racconterò agli amici increduli. Arriva la quarta amica, un’altra mora, e la protagonista continua “è più comodo di uno normale, costa meno ed entra pure in borsetta!”. Non ci posso credere….ma dove sta andando sto mondo? Finalmente si china verso la telecamera, allunga la mano e…prende in mano un piccolo libretto lo mostra alla telecamera e infine sentenzia “perché le dimensioni….contano!” Ero davvero incredula, arrabbiata, infastidita.

È uno spot della casa editrice Mondadori! Il Responsabile Marketing di Mondadori ha ideato o comunque avallato questa pubblicità! Ma non si poteva trovare un modo elegante, intelligente ed ironico evitando questi biechi giochi di parole che rimandano al sesso? Vi dirò di più, oramai ci hanno propinato la sessualità quale mezzo per vendere qualsiasi cosa; pensavo di aver visto tutto, o forse immaginavo vi fossero delle “riserve” che non avrebbero avuto il coraggio di attaccare… Magari qualcuno risponderebbe che in fondo in questo caso la donna è protagonista, non oggetto sessuale… Ma dobbiamo proprio usare i doppi sensi per scardinare quell’imparità di genere nella quale viviamo fin dagli albori? O forse è il modo per vendicarsi di anni di pubblicità sessiste in cui il corpo della donna è stato usato per attirare l’attenzione e vendere marmitte, vini, pavimenti, auto, antivirus e via così? Allora, caro il mio Responsabile Marketing di Mondadori … ti prego … fai largo ad altri, sei caduto troppo in basso, più o meno a un centimetro da terra, quanto alto è il nuovo formato di libro che hai tentato di promuovere e che mi auguro donne e uomini vogliano evitare di acquistare!

Voglio però chiedere anche a qualcun altro un’opinione, forse sono troppo polemica… Dottoressa Silvia Da Re, psicologa e psicoterapeuta familiare, nonché amica del cuore e da sempre interessata attivamente alle differenze di genere.

A partire dal concetto di cultura, l’esempio qui sopra descritto può essere applicato a molte altre pubblicità, situazioni o modi di dire. Se da un lato alcuni reagiscono esterrefatti, dall’altro ci saranno delle persone completamente indifferenti di fronte alla stessa pubblicità. Ci può aiutare a capirne il motivo il concetto di cultura. Possiamo trovare molte definizioni di cultura, ma personalmente trovo che il seguente sia abbastanza interessante: “Culture… is… the whole complex of distinctive spiritual, material, intellectual and emotional features that characterize a society or a social group. It includes not only arts and letters, but also modes of life, the fundamental rights of the human being, value systems, traditions and beliefs.”

Come maschi e femmine sono visti nella società e di conseguenza quali comportamenti sono considerati appropriati o meno dipende dalla cultura in cui siamo cresciuti e viviamo. Nella cultura italiana il “doppio senso” è un modo di comunicare nella vita di tutti i giorni, il cui doppio significato rimanda il più della volte a un contenuto sessuale. Per rendere un colloquio accattivante e “di facile portata”, il ricorso al doppio senso è quasi d’obbligo, ragion per cui la pubblicità se ne avvale per catturare l’attenzione del consumatore e infine invitarlo ad acquistare. Ovviamente quando di parla di “sessualizzare” un contenuto pubblicitario, il 90% delle volte sono coinvolte le donne, ancora una volta molto più attraenti in una cultura che ancora vanta il machismo (MerriamWebsterDictionary:Wea strong sense of masculine pride :  an exaggerated masculinity) come stile relazionale prevalente nella società (in questo caso quella italiana).

Quindi, ci scandalizziamo ma non ci stupiamo…ci arriabbiamo e ci demorializzaimo….Oppure reagiamo! Come possiamo fare allora? ogni giorno, nella nostra vita attivamente ostacolando e non adeguandosi ai messaggi truffaldini che la cultura stessa ci lancia. Non sempre li riconosciamo, sono nascosti, anzi li “condividiamo” senza saperlo, per cui in qualche modo ne dobbiamo diventare immuni. Arti, letteratura, curiosità per altre culture e stili di vita, sono solo alcuni degli antidot contro l’addormentamento delle nostre menti rispetto le trappole di genere che il nostro stesso ambiente culturale ci tende.

A partire da qui possiamo trasformare il nostro sconforto di fronte a pubblicità come quelle dei tascabili Mondadori in azione, per promuovere diversi modelli di genere sia femminili che maschili che premino il valore della persona e non dello stereotipo. Quindi cara Susanna, consiglia al Responsabile Marketing di Mondadori di fare qualche viaggio in più, di leggere, di andar per mostre e quindi di ideare una pubblicità che sia davvero rivoluzionaria!