Un recruiter per amico: perché è importante investire nella relazione con un selezionatore

Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo assunto i panni del candidato che ha risposto ad un annuncio o è stato contattato da un selezionatore per una ricerca. Ma come si gestisce una relazione con un recruiter e perché possiamo considerarla un investimento?

Un recruiter per amico: perché è importante investire nella relazione con un selezionatore

Siamo d’accordo con te: non tutte le selezioni sono un’esperienza entusiasmante.

Dopotutto, il colloquio è un momento di valutazione e dove si fa il punto del proprio percorso professionale, perciò, oltre a una naturale dose di stress, può capitare che non ci sia un giusto allineamento tra aspettative e ruolo ricercato.

Insomma, non tutte le ciambelle riescono sempre col buco…

A prescindere dalle singole esperienze personali, la riflessione che vogliamo proporti oggi vuole fornirti degli spunti su come investire in una relazione con un selezionatore per ottenere il miglior risultato possibile.  

Ma procediamo con ordine.

La selezione, ma cos’è?

È un processo a step di conoscenza tra due persone, il recruiter e il candidato, il cui scopo è quello di individuare un punto di contatto con il reciproco obiettivo.

Il tuo intento da candidato è, ovviamente, trovare lavoro ma non un lavoro qualsiasi, bensì una posizione professionale che ti qualifichi e ti valorizzi. Dal primo momento, cercherai non solo di capire quante più informazioni possibili sulla figura cercata e sull’azienda, ma anche di dimostrare che sei la persona giusta per quel ruolo. E questo vale ovviamente anche se non hai fatto ricerca attiva ma sei stato contattato da un selezionatore, dopotutto la proposta di una nuova opportunità lavorativa può sempre risultare interessante!

Dall’altra parte il recruiter valuta e seleziona i profili disponibili al fine di presentare al cliente (l’azienda) i professionisti o i giovani talenti che, secondo la sua valutazione professionale, meglio si avvicinano alle richieste implicite ed esplicite del cliente – che includono competenze dirette, trasversali ed il match culturale-. È quindi inevitabile che ti metta a confronto con il profilo ricercato, con il contesto aziendale e con gli altri candidati. Si tratta della selezione del più adatto per un dato ruolo, non del più bravo in assoluto.

Ma quindi cos’è il recruiter?

Non è un robot (non ancora, al momento!), né uno semplice selezionatore di CV… ma nemmeno un confidente o un amico.

Può essere invece il tuo sponsor, che guarderà al tuo “contenuto” e alla “forma” che userai per esprimerlo.

Tenere questo a mente e investire in una relazione di fiducia con quest’ultimo, non farà che giocare un ruolo positivo durante tutto il processo di selezione…e oltre.

Cosa fare, quindi, per migliorare le proprie chance di successo?

Come scritto prima, che tu abbia risposto ad un annuncio o sia stato contattato per una ricerca attiva, poco cambia: il selezionatore avvierà un processo di valutazione con te al centro. E visto che le prime impressioni contano, gli ingredienti per iniziare nel modo migliore sono: massima puntualità, velocità nella risposta (non immediata, ma nemmeno far aspettare troppo è mai un buon segno), nonché una grande accuratezza nelle informazioni fornite.

Un comportamento non trasparente, ambiguo o poco lineare durante l’intero processo di selezione non farà che compromettere il rapporto con il selezionatore (con grande rapidità) e precludere ottime opportunità professionali.

Il perché è presto detto.

Nascondere dettagli rilevanti, come l’avere in corso altre selezioni o non riferire onestamente la propria opinione su certi aspetti dell’offerta, non consente di gestire adeguatamente l’iter di selezione.

Come investire nella relazione con un recruiter

Il recruiter è una figura “cuscinetto” tra il candidato e l’azienda, pertanto è in grado di supportarti quando necessario e sa bene quali informazioni possono essere fornite al cliente e quali no (ricorda che anche i selezionatori hanno un codice etico!).

Avere più percorsi di selezione attivi nello stesso momento, ad esempio, non preclude immediatamente il proseguire ai successivi colloqui d’approfondimento, anzi. Così come esprimere apertamente la propria opinione sui vari aspetti dell’annuncio.

Meglio fornire feedback più articolati possibili al recruiter, specialmente in caso di dubbi o perplessità emersi durante l’iter di selezione.

Più la relazione è trasparente, più informazioni si scambiano e più il recruiter ha la possibilità di intervenire con l’azienda per formulare un’offerta in linea con quanto cercato dal candidato.

E, soprattutto, se anche la selezione non andasse a buon fine, non è da escludere di essere ricontattati per un’altra posizione in futuro, capita più spesso di quanto immagini!

Come dice il detto: “quando si chiude una porta, si apre un portone”.