Sono sempre stata affascinata e incuriosita dagli innumerevoli risvolti della mente umana in determinati frangenti e dalle mille sfaccettature che la stessa riesce ad assumere a seconda delle situazioni in cui viene a trovarsi. Ritengo che l’attività che svolgo da tempo, abbia rafforzato questa mia convinzione. Da parecchi anni lavoro in ambito Risorse Umane e da altrettanto […]
Sono sempre stata affascinata e incuriosita dagli innumerevoli risvolti della mente umana in determinati frangenti e dalle mille sfaccettature che la stessa riesce ad assumere a seconda delle situazioni in cui viene a trovarsi. Ritengo che l’attività che svolgo da tempo, abbia rafforzato questa mia convinzione. Da parecchi anni lavoro in ambito Risorse Umane e da altrettanto ho contatti con coloro i quali ne sono i referenti, sia che si tratti della proprietà dell’Azienda o che si tratti di figure deputate al ruolo: il famigerato e temuto HR Manager.
HR Manager: chi si cela dietro il ruolo?
Ho sempre pensato che in queste persone si fondano professionalità e privato anche nel pieno svolgimento del loro lavoro. A noi “questuanti”, desiderosi di strappare una futura collaborazione, essi appaiono seri, quasi impettiti ed irraggiungibili; eppure sono sempre degli esseri umani con le loro fragilità ed emozioni, che vivono nel loro privato fatti di ordinaria quotidianità.
Quando li incontro di persona mi viene naturale trasformarmi in provetta conoscitrice dell’animo umano e ritrovarmi a esplorare quello di chi mi sta di fronte basandomi su indizi che se ben colti ne rivelano aspetti non sempre evidenti; può essere una foto sulla scrivania, un poster alla parete o semplicemente il modo che ha di guardarti, o non guardarti, negli occhi, oppure una piccola frase, un sospiro. Ed ecco che piano piano, anzi prima piano, poi sempre più fluentemente, quando il silenzio di chi si studia lascia spazio alle parole, il contatto ritorna prepotente, più forte che mai e ti ritrovi a parlare sì di quanto tu sia professionale, ma soprattutto di quanto tu sia quello che lui si aspetta: sorella, amica, madre, confidente.
Perchè è proprio questo che coloro i quali vorrebbero instaurare un nuovo rapporto di lavoro si aspettano da un futuro partner: una persona che non li deluderà mai, che non li ingannerà, che li appoggerà e che intraprenderà fianco a fianco un lungo viaggio nel quale da buoni compagni risolveranno all’unisono situazioni difficili o impreviste. Insomma una vera e propria spartizione delle responsabilità, di questo fardello affascinante ma complicato che è la gestione delle risorse umane. Se al primo incontro si riesce ad esprimere tutto questo, ma soprattutto se si è pronti ad ascoltare attentamente e a ricevere alcuni segnali che l’HR Manager di turno è felice di trasmettere, arriverà anche la sospirata ed auspicata collaborazione. Tradotto in termini pratici: chi ci sta davanti ci chiederà di lavorare con e per lui. Lo so bene che qualcuno penserà che sia tutto molto facile, che ci sono alcuni HR Manager che appaiono scostanti, pieni di sé, sbrigativi e distratti.
Touché.
Ricordate però che ognuno di noi – come dicevo all’inizio – non è mai una sola cosa, ognuno di noi racchiude in sé mille persone differenti, una sorta di attore che indossa una maschera a seconda del ruolo che interpreta. Ebbene il nostro HR non è mai completamente scostante, pieno di sé o sbrigativo e se proveremo a fargli togliere la maschera ci apparirà completamente diverso, magari più vero e disponibile. Un tipo come tutti insomma, come noi, che il più delle volte gli sediamo davanti con aria sottomessa, senza quella leggerezza che lo farebbe sciogliere e che sicuramente lo porterebbe dalla nostra parte.
In tanti anni di lavoro sul campo ho conosciuto parecchi HR Manager, sono riuscita a conoscere la maggior parte di loro spogliata di qualunque maschera e posso assicurare che adognuno di loro mi lega un filo molto robusto fatto di affetto, stima e ammirazione e che credo proprio sarà difficile spezzare.