Ogni tanto mi torna in mente, la mia prima volta… che pensate? Intendo la mia prima volta… nella selezione! Mi ero laureata in Psicologia del Lavoro a Padova e dovevo cercare una società dove poter svolgere il tirocinio annuale obbligatorio (messaggio ai giovani neolaureati di oggi: al tempo era già una vittoria trovare una società […]
Ogni tanto mi torna in mente, la mia prima volta… che pensate? Intendo la mia prima volta… nella selezione! Mi ero laureata in Psicologia del Lavoro a Padova e dovevo cercare una società dove poter svolgere il tirocinio annuale obbligatorio (messaggio ai giovani neolaureati di oggi: al tempo era già una vittoria trovare una società che ti ospitasse, non era previsto nessun compenso e si lavorava tranquillamente 9 ore al giorno per un anno, ringraziando ogni giorno dell’opportunità), feci qualche colloquio ed alla fine trovai una società di ricerca e selezione a Treviso dove poter mettere in pratica ciò che avevo studiato.
È evidente che l’università mi aveva dato degli strumenti e delle competenze teoriche che fin da subito si rivelarono inadeguate per affrontare la pratica, ma, questo, si sa, è un annoso problema del sistema universitario italiano. Comunque i primi passi consisterono nel cercare di imparare quanto più possibile dai consulenti senior che lavoravano nella società, che con grande pazienza cercavano di trasmettermi tutte le conoscenze che potevano essere utili nell’affrontare una ricerca di personale: un organigramma aziendale, una job description, l’analisi di un curriculum vitae, i mansionari, i sinonimi dei job title… Organizzavamo proprio delle riunioni in cui venivano allestite delle lezioni, perchè era evidente che le lacune lasciate dal percorso universitario erano davvero profonde! Passarono i primi mesi in cui imparai ad analizzare un curriculum vitae e ad assegnare le posizioni potenziali ad ogni singola candidatura. All’epoca la giovane età unita ad una buona dose di ingenuità e camionate di entusiasmo rendevano quest’attività simile al giudizio universale; senza nulla togliere a Santi e Divinità varie, io pensavo di avere un potere enorme, potevo decidere del futuro di una persona…io…appena laureata…in realtà oggi mi rendo conto che non era proprio così, l’assegnazione di quella posizione potenziale non era vincolante per chi avesse fatto una ricerca nel database, ma, vi assicuro, ero sempre emozionata e in ansia tanto che quell’inserimento di dati nel database costituiva la maggior parte delle 9 ore di lavoro che dedicavo al tirocinio.
E non crediate che venissi lasciata sola in questo giudizio, ogni curriculum veniva poi valutato dal consulente senior che mi avrebbe spiegato il perchè fosse sbagliata la mia analisi o mi avrebbe fatto riflettere su quali altre possibilità si potevano intravvedere nel percorso di ogni singola persona. Così si faceva il lavoro e così lo facciamo ancora. I mesi passarono e cominciai anche la fase di affiancamento per la gestione di un colloquio di selezione, le prime volte ero praticamente nascosta dietro il senior, non aprivo bocca e scrivevo parola per parola ciò che veniva detto in quella intervista che non durava meno di un’ora e mezza, sempre. Si sviscerava tutta la storia professionale del candidato, dalle scelte scolastiche ai rapporti all’interno dell’ufficio dove stava lavorando. Al termine del colloquio avevo modo anche di confrontarmi con il mio mentore sulle informazioni che avevamo acquisito. Non potevo trovare un posto migliore dove imparare a fare il mio lavoro, ringrazierò sempre chi mi ha dato quell’opportunità: Francesco Zivillica.
Ma veniamo al tema …la mia prima volta, la mia prima selezione, si perchè inizialmente potevo fare solo delle brevi interviste telefoniche, propedeutiche al colloquio vero proprio che era condotto dal senior, ma con il tempo venne deciso che sarei stata in grado di condurre una ricerca in autonomia, pur con la supervisione dei miei superiori. Ero agitata, nervosa ed in fibrillazione…avrei avuto modo di condurre una selezione da sola, intervistare i potenziali candidati, scrivere delle valutazioni, mettere in pratica tutto ciò che avevo imparato all’università ed in quei mesi di tirocinio. Arrivò il giorno della riunione di affidamento incarichi ed emozionatissima ascoltai quale fosse l’incarico, “Susanna, abbiamo deciso, ti affidiamo la tua prima ricerca, sarà una sfida per te e per noi” …”devi selezionare l’addetto alla sbarra dell’azienda x ed hai un’aiuto importante, le liste di persone in mobilità che il centro per l’impiego ci ha fornito”. Di primo acchitto non riuscivo a capire se si trattava di una ricerca facile o difficile, ma lo scoprii di lì a poco quando ebbi modo di visionare le liste di cui mi avevano accennato. Erano liste popolate da candidati vicini alla pensione, per lo più impiegati in produzione. La ricerca fu un’impresa! Come poteva essere diversamente? Ho sempre dimostrato meno anni di quelli effettivi, e se la cosa oggi mi è di grande conforto, all’epoca fu un gra problema. Immaginatevi una ragazza sui 25 anni che però ne dimostrava 20…che impostava un colloquio di selezione da manuale con un operaio cinquantenne che doveva spiegare il perchè avesse scelto un percorso scolastico, evidenziare quali fossero le criticità della sua occupazione, come gestiva le relazioni interpersonali con colleghi e superiori …ad una ragazzina impostata e con una dialettica assolutamente fuori luogo. Il primo colloquio fu per me una tortura, ne uscii stravolta, imbarazzata e con un senso di inefficacia grande quanto un condominio! Non andò meglio il secondo colloquio, e neanche il terzo ma già dal quarto si poteva scorgere un certo miglioramento e al 15, si perchè li volli incontrare tutti, ero piuttosto soddisfatta di me. Fu un battesimo ingombrante ma assai formativo, imparai tantissime cose che ancor oggi mi accompagnano nel mio lavoro e decisi che quella sarebbe stata la mia professione. La selezione si concluse con un successo, selezionarono uno dei miei candidati concordando con la mia valutazione e ricevetti i complimenti per come avevo condotto la ricerca. La persona continuò a lavorare in quell’azienda fino all’avvento della sbarra automatica!
Da allora ad oggi la tecnologia ha modificato il nostro lavoro, ma la serietà che serve ogni volta che si legge un curriculum e si immaginano le posizioni che quella persona potrebbe ricoprire non diminuirà mai, e noi vogliamo continuare a fare così questo lavoro!