Le disavventure di un candidato perfetto
Ad un selezionatore capita spesso di pensare di aver trovato il candidato perfetto per la sua ricerca. Certe volte pensa bene certe volte fa i conti senza l’oste! Oggi voglio raccontarvi la storia di un madornale errore di valutazione. Una storia che a me ha insegnato molto sulla Selezione del Personale, non sulla teoria ma sulla pratica. Come si suol dire a volte vale più la pratica della grammatica….. Ecco vi racconto un episodio che dimostra proprio questo.
La giornata era di quelle grigie, di quelle che ti tolgono la voglia di fare; stavo tentando di combinare qualcosa respingendo la diabolica vocina che mi esortava a mollare tutto e ad andare in visita ad un cliente, uno qualsiasi, tanto per non occuparmi di quelle odiose scartoffie che mi tenevano incollata alla scrivania senza apportare alcun valore aggiunto alla mia attività prettamente commerciale.
Mentre combattevo con la diabolica vocina di cui sopra, mi cadde l’occhio su una nuova mail di una potenziale candidata che mi allegava il suo curriculum. La sua esperienza lavorativa era di quelle valide che non bisognava farsi scappare. Decisi senza indugio di convocare questa potenziale candidata per il giorno seguente. L’indomani mi si presentò una giovane donna distinta ma leggermente spaesata.
Il mio istinto, che avevo ritenuto fin qui infallibile, mi indusse ad accoglierla in modo che si sentisse completamente a suo agio per allentare quella iniziale tensione.
Fu immediatamente evidente che il mio intuito non mi aveva abbandonato, infatti la Signora manteneva di persona le promesse evidenziate nel suo curriculum. Aveva un sorriso da pubblicità di dentifricio, spontaneo , contagioso e il suo sguardo era penetrante e intelligente. Il mio istinto non poteva sbagliare, e non sbagliava.
La candidata aveva un background di tutto rispetto, era appena rientrata in Italia dopo una significativa esperienza all’Estero dove aveva ricoperto un ruolo molto importante in una grande multinazionale; la sua scelta di ritornare in Italia era dettata da ragioni familiari, ovvero voleva stare più vicina alla famiglia di origine e desiderava che i suoi figli, ancora piccoli, crescessero circondati dall’affetto di nonni e zii. Scelta coraggiosa; aveva lasciato dietro di sé una carriera brillante, una retribuzione da grande Manager e veniva a proporsi in maniera semplice – oserei dire dimessa – per qualche posizione consona alla sua esperienza, pur sapendo che si sarebbe dovuta ridimensionare parecchio, sia nel ruolo che nello stipendio, perché, parole sue: “so bene che in Italia le retribuzioni sono molto inferiori a quelle degli altri Paesi Europei”
Al di là della istintiva ed immediata simpatia che provai per lei , il mio fiuto da “segugio di candidato” già mi faceva pensare alla bella figura che avrei certamente fatto presentando la risorsa in qualche grande realtà della mia zona, in continua ricerca di cotanta professionalità, difficilmente reperibile in quel momento sul mercato. Come avrebbe potuto un’Azienda degna di questo nome lasciarsi sfuggire un simile talento? Perché proprio di talento si trattava, credetemi.
Rassicurai subito la candidata, non tanto relativamente al trattamento economico, quello no, in effetti avrebbe dovuto ridimensionarsi, e parecchio, quanto piuttosto mi sentii di rassicurarla sul fatto che in breve l’avrei collocata, giusto il tempo di presentarla, organizzarle un incontro con l’HR aziendale e zac…. In un baleno avrebbe iniziato un nuovo percorso professionale.
I conti però vanno fatti con l’oste, pardon, con l’HR di turno che non sempre te li fa quadrare.
Come riuscire a scartare un candidato perfetto
L’incontro in realtà venne organizzato subito, il CV fu trovato molto interessante, le competenze sulla carta erano davvero aderenti al 100% a quelle che l’Azienda da tempi biblici ricercava insistentemente nel candidato ideale (ahimé senza mai trovare quello giusto) ; anche il colloquio, a cui partecipai per cortese concessione dell’HR, fu perfetto. La candidata però fu scartata; scartata??!! Avete capito perfettamente: scartata: non ritenuta all’altezza!
l’HR che l’aveva colloquiata ritenne, esplicitandolo in maniera incoerente e confusa, che fosse troppo debole in alcune competenze, proprio così, incredibile ma vero.
Pensai ad uno scherzo, era solo uno scherzo, non poteva essere altro; il colloquio era stato perfetto, i temi trattati approfonditi in maniera chiara ed esaustiva , senza tentennamenti e con profonda cognizione di causa e tu, HR, tu me la scarti!??
Non poteva essere, il mio fiuto infallibile, ferito nell’onore, cominciò a ribellarsi colpendomi con forza allo stomaco, avrebbe voluto gridare che l’HR stava commettendo un grosso errore, che la persona che stava scartando avrebbe potuto risolvere l’annoso problema di ricoprire quel ruolo vacante da troppo tempo , avrebbe potuto fargli guadagnare punti e stima da parte della sua Proprietà stanca di sentirsi dire che non si trovava nessuno adatto al ruolo. “Ripensaci HR, ripensaci e pigliatela, non fare questo errore madornale! ” borbottava il segugio che era in me tentando di gridare. Non ce la fece a gridare, restò in attonito e triste silenzio e continuò a scalciare sulle pareti del mio povero stomaco ormai intorpidito.
La candidata, dotata di un’intelligenza non comune a molti, capì che il suo esaminatore aveva tenuto per sé il vero motivo di quel responso infausto, e cioè che la candidata era in verità troppo, troppo in gamba, troppo intelligente, troppo tutto, insomma faceva paura e il selezionatore scelse consapevolmente di commettere un grosso errore piuttosto che fare davvero l’interesse della sua Azienda e suo stesso.
Curiosi di sapere come andò a finire la storia?
La candidata trovò una prestigiosa occupazione in un’altra grande azienda del territorio che le permise di intraprendere una sfolgorante carriera durata diversi anni. L’azienda che la scartò invece – come la storia di Esopo della volpe e l’uva -continuò nell’affannosa ed infruttuosa ricerca di coprire una posizione strategica che ancora oggi è un suo tallone d’Achille.
Sono certa, questo lo dice il mio fiuto infallibile, che se non avesse scartato la mia giovane candidata commettendo così un grosso errore, un piccolo ma importante tassello avrebbe completato un puzzle da troppo tempo incompleto e l’azienda avrebbe tratto vantaggio da una figura professionale così solida sfruttando le sue diversificate esperienze.
La morale della favola del candidato perfetto
Nei tanti anni di militanza nel campo delle risorse umane prima, con Talent’s Angels poi, ho potuto affinare ulteriormente il mio “fiuto infallibile”, fedele compagno di viaggio che, forte della sua lunga esperienza, riesce a far sì che molti HR raccolgano quella bella uva quando è a portata di mano e non facciano come la volpe.
Il mio ruolo, in fondo, è solo quello di porgere loro il frutto della mia esperienza di modo che commettano sempre meno errori di valutazione. Perché errare è umano, ma perseverare…


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Trovo molto interessanti tutti i suoi articoli e, le devo confessare, questo in particolare.
Lo trovo interessante perché, purtroppo dal mio punto di vista, mi risulta un po’ “autobiografico”.
Preciso meglio: non é che mi ritenga un candidato perfetto, anzi, so che ci sono molti candidati altrettanto, e talvolta forse più, preparati del sottoscritto, ed inoltre mi é ben chiaro che sono molti i fattori che pesano nella valutazione, non per ultimo, come sottolinea Lei stessa, il feedback dato dal sesto senso del selezionatore.
Anche a me é capitato che già diverse volte di sentirmi dire che ero sì una candidato ricco di risorse, ma che ero “troppo” … !
E non tanto dal punto di vista economico, ma poiché una figura, una professionalità come la mia, avrebbe finito per mettere in difficoltà i colleghi….
Il colloquio talvolta finisce con il consiglio di cercare aziende di più alto livello…
(..mi sto impegnando…)
Ripeto, non credo di possedere doti speciali, anzi, lavorando da anni all’estero per società italiane, ho potuto tastare, e farne tesoro per la crescita personale, quanto in ambito lavorativo nei paesi del nord Europa e degli Stati Uniti, la professionalità e la preparazione siano la risorsa chiave delle aziende, ma sembra che da noi il detto che bisogna sempre tenere “5 lire di stupidotto in tasca” sia figlio di una mentalità ben radicata.
I motivi ritengo siano diversi (ma non credo che questo sia il luogo delegato per una minuziosa disamina del fenomeno), ma a prescindere da essi, questa é la realtà in cui vivo e della quale devo prenderne atto.
Concludo con una considerazione riguardo al conflitto che mi porto dentro, ovvero se al prossimo appuntamento é meglio che dia il meglio di me stesso oppure é meglio “volare basso”.
Ma non é che al sesto senso del selezionatore non sfuggirà un “conflitto” appunto ? …
Un augurio di buon lavoro e cordiali saluti
Massimo Libri
P.S. sembra che non sono l’unico. Ho da poco scoperto che una mia compagna di classe di liceo, dopo molti anni di carriera in un paio di multinazionali all’estero, tornata “a casa” (nel nord est) si é vista costretta a modificare – al ribasso – il suo profilo linkedin avendo riscontrato problemi simili ai miei.
Articolo molto interessante: complimenti per l’esposizione molto chiara della problematica in cui … mi ritrovo perfettamente, purtroppo!
Credo infatti di avere un buon CV, tanta volontà di rientrare quanto prima nel mondo del lavoro “attivo” ma il fattore età (58 anni), le competenze (troppe) e … la scarsa attenzione di head-hunters e di Direttori HR spesso di scarso spessore mi hanno finora impedito il tanto agognato rientro magari in una realtà aziendale veneta, terra che amo e dove vorrei trasferirmi.
Importante: mai lascirsi abbattere o rimanere delusi, si deve sempre guardare avanti e combattere giornalemte per farsi conoscere ed apprezzare: un augurio che porgo a tutti e che estendo anche a me stesso ogni mattina!
Un cordiale saluto, Danilo
Sembra assurdo, ma situazioni simili a quanto descritto nell’articolo, accadono più di quel che si pensi.
Purtroppo parlo anch’io in prima persona.
Buona giornata
Bruno
in italia vige la paura che un nuovo assunto possa prendere il posto di qualche pigro dinosauro … quindi si cerca un candidato scarso, non pericoloso …
aver paura del meglio significa avere paura di crescere e di accettare le sfide. significa pore obbiettivi troppo facili da raggiungere solo per ottenere i relative bonus o per avere ‘vita’ facile’. Questo conduce qualunque organizzazione alla rovina e ci sono molteplici esempi negli anni recenti