Nella mia vita, anche privata, mi sono spesso occupata di donne, cercando per lo più di soffermarmi e quindi stimolare la loro crescita ed il loro benessere. Sono una accesa sostenitrice delle differenze di genere che però vorrei diventassero una ricchezza e non un ostacolo per la crescita del singolo. In questa sede vorrei parlare […]

Nella mia vita, anche privata, mi sono spesso occupata di donne, cercando per lo più di soffermarmi e quindi stimolare la loro crescita ed il loro benessere. Sono una accesa sostenitrice delle differenze di genere che però vorrei diventassero una ricchezza e non un ostacolo per la crescita del singolo. In questa sede vorrei parlare di donne e lavoro ed in particolare, mi piacerebbe accendere un confronto su due opposte posizioni: quote rosa, si o no?
Partiamo da qualche informazione circa la situazione attuale. Sul sito del Ministero del lavoro compare una breve analisi della situazione in Italia: a fronte di una preparazione spesso superiore, le donne hanno difficoltà già ad entrare nel mondo del lavoro, se anche lo trovano, allora probabilmente sarà dequalificante o nella formula del part time involontario. Se infine, svolgono un’occupazione coerente con la propria preparazione ed hanno la possibilità di lavorare a tempo pieno, allora incontreranno un altro problema: la diversità salariale…che dire, il quadro tratteggiato è alquanto desolante…
Di fronte a tutto ciò, che fare? La politica ha intrapreso la strada delle quote rosa. Da agosto 2012 è diventata infatti operativa a tutti gli effetti la Legge Golfo-Mosca: gli organi sociali delle aziende quotate e pubbliche dovranno essere composti per almeno un quinto da donne. A fine 2008 i nostri politici hanno iniziato a parlare di quote rosa in Parlamento, per arrivare ad un testo definitivo ad agosto 2011. Ovviamente la legge prevede diversi step che si esauriranno con il 2022….. Ma veniamo alle diverse tesi, quali sono le ragioni dell’una e dell’altra posizione? Potrebbe sembrare un gioco da amanti della sofistica in realtà si tratta di dedicare un po’ di tempo ad un tema che sta molto a cuore, più o meno alla metà del genere umano!
Navigando nella rete ho trovato due eccellenze della cultura italiana che a parer mio argomentano in modo interessante i punti a favore della legge Golfo-Mosca: Daniela Del Boca (insegna economia politica all’Università di Torino) e Paola Profeta (professore associato alla Bocconi) a novembre 2013 stilano una serie di riflessioni a sostegno della scelta politica delle “quote rosa” che mi permetto qui di accennare. Un fatto, inconfutabile e da scolpire nella pietra viene riportato da Magda Bianco
se la presenza femminile nei boards avesse dovuto continuare a crescere con il tasso medio degli ultimi anni, occorrerebbero oltre sessanta anni per raggiungere il 33% imposto dalla legge.
La Legge Golfo-Mosca si propone di dare una sferzata al trend indicato dalla Bianco ma…. imporre per legge un cambiamento culturale trovo sia efficace quanto aspettare gli alieni sul prato dietro casa mia…. E’ vero che una situazione consolidata cambia più facilmente se messa in crisi anche in modo artificiale, ma per cambiare le credenze che il genere umano ha costruito fin dalla sua “apparizione” sulla Terra, potrà essere davvero utile una legge temporanea di 4 anni? Non vorrei inoltre infierire sottolineando la profonda predisposizione al cambiamento dell’homo italicus…
Del Boca e Profeta propongono poi altre riflessioni a sostegno delle quote rosa:
l’introduzione delle donne nei consigli di amministrazione infatti si accompagna ad una selezione più accurata, in cui tutti i talenti e le competenze, maschili e femminili, hanno le stesse opportunità di emergere e ricevono la stessa valutazione.
Quindi fino a che i consigli di amministrazione erano ad esclusivo appannaggio degli uomini ci si poteva permettere anche una selezione scadente….bastava fosse omo insomma! Ma con questa legge si promuove anche la meritocrazia, sostengono Del Boca e Profeta, ma ne siamo proprio sicuri? La legge sulle quote rosa, stabilisce la proporzione tra uomini e donne nei CDA, non c’è scritto da nessuna parte che dovranno essere i migliori, non lo erano neanche prima, solo la magica ed obbligatoria presenza delle donne dovrebbe davvero avere questo effetto! Certo che converrebbe all’azienda selezionare i migliori, ma questo vale sempre, per qualsiasi posizione lavorativa, il dubbio maggiore è: si tratta di aziende quotate e pubbliche…..dove la meritocrazia e la selezione migliore hanno da sempre un posto privilegiato…ne siamo davvero sicuri? Del Boca e Profeta insistono su questa linea:
criteri di merito saranno applicati per selezionare le migliori donne in ingresso, e gli stessi criteri saranno applicati anche agli uomini, per la prima volta nel nostro Paese, con la conseguenza che la “qualità” media dei rappresentanti non potrà che aumentare. La governance delle società quotate italiane quindi potrà beneficiare di questa apertura ad una maggiore concorrenza.
Donne come maghe insomma, capaci di migliorare il mondo che le circonda con la semplice presenza. Infine Del Boca e Profeta citano alcuni studi stranieri sull’effetto della eterogeneità di genere in contesti decisionali: migliorano le performance del gruppo, i singoli sono più attivi, vi è maggiore attenzione agli aspetti sociali, ecc. D’altra parte i dati a disposizione sono ancora carenti per permettere una valutazione accurata degli effetti di tale scelta.
Lascio la parola a voi tutti a questo punto, ogni commento sarà ben accetto. Vi propongo qui qualche domanda che potrebbe essere utile per una riflessione.
- La legge Mosca- Golfo rappresenta la giusta soluzione per scardinare il netto divario di genere che regna nei contesti decisionali?
- Sarebbe efficace imporre le quote rosa non solo nei CDA ma in ogni ambito del sistema produttivo nazionale?
- Infine, assumendo quale ipotesi che le differenze occupazionali e salariali tra uomini e donne siano imputabili ad un atteggiamento discriminatorio che fonda le sue radici nella cultura di un Paese, come fare per invertire la rotta sperando che almeno un giorno prima della fine del mondo le donne possano riconoscersi uguali agli uomini nel lavoro?
Siamo diversi, su questo non si discute, ed entrambi i generi potrebbero dire…. per fortuna! Un aumento della sensibilità per l’equità sociale impone oggi (se non ora quando…) un’attenta riflessione sul tema, a voi la parola quindi.