Elisa Gaiardo, una giovane HR con grandi responsabilità

Leggi l’intervista che la nostra Responsabile Commerciale Laura Cappai ha fatto a Elisa Gaiardo, una giovane specialista delle Risorse Umane con grandi responsabilità Ci può raccontare come è approdata al ruolo che ad oggi ricopre? Conseguita la laurea triennale in Scienze dell’educazione nel 2010 e la laurea specialistica in Scienze della formazione continua nel 2014 […]

Elisa Gaiardo, una giovane HR con grandi responsabilità

Leggi l’intervista che la nostra Responsabile Commerciale Laura Cappai ha fatto a Elisa Gaiardo, una giovane specialista delle Risorse Umane con grandi responsabilità

Ci può raccontare come è approdata al ruolo che ad oggi ricopre?

Conseguita la laurea triennale in Scienze dell’educazione nel 2010 e la laurea specialistica in Scienze della formazione continua nel 2014 a Padova, ho iniziato a lavorare durante gli studi, già alla fine della laurea triennale, per un Ente di formazione professionale della provincia di Pordenone dove ho iniziato ad interessarmi di risorse umane. Una volta conclusi gli studi sono entrata in Servizi CGN Srl come HR Specialist, occupandomi di ricerca, selezione e sviluppo del personale fino al 2017, anno in cui sono approdata in bofrost* Italia S.p.A., occupandomi anche in questo contesto prevalentemente di  selezione, formazione e sviluppo.

Secondo lei, quali sono gli aspetti determinanti e predominanti della sua professione?

Sicuramente l’attenzione alla relazione e alle persone, relazione intesa come interesse verso gli altri, essere curiosi e voler conoscere gli altri. In seconda battuta, essere in grado di stabilire relazioni di qualità, essere coerenti nel ruolo e riuscire a calibrare il modo di porsi in funzione di chi si ha davanti. Inoltre è importante avere un buon livello di positività. Questo è un lavoro che comporta spesso degli imprevisti e, se manca questo atteggiamento positivo verso quello che ti succede, c’è il rischio di vivere questi cambiamenti continui con uno stato di disagio.

A suo parere l’HR di una grande azienda, quale quella in cui lei opera, quali competenze professionali è indispensabile debba possedere? E’ più importante l’aspetto tecnico o quello psicologico?

I due aspetti non possono essere separati, devono necessariamente procedere insieme. Spesso chi lavora nelle risorse umane può avere una formazione più umanistica ma questa può essere solo una base, poi ci si forma sul campo sugli aspetti più tecnici. In ogni caso direi che l’aspetto psicologico di interesse verso gli altri, come già evidenziato, è l’ingrediente fondamentale senza il quale è difficile riuscire bene all’interno di questo mondo.

La nostra realtà è fatta di PMI, secondo lei su cosa deve puntare principalmente chi segue le Risorse Umane in questo contesto?

Nelle PMI di oggi si dovrebbe pensare ad un ufficio risorse umane che non sia solo gestione dei processi amministrativi, cosa che non di rado invece succede. Spesso l’ufficio risorse umane è l’ufficio dove si elaborano i cedolini, dove si seguono i contratti, il vecchio ufficio del personale insomma. L’idea è invece quella di abbandonare questo concetto e iniziare a pensare alle risorse umane come a una funzione di sviluppo del personale, che sia interconnessa con le altre funzioni aziendali e sia di servizio al personale.

Quali sono le sfide che oggi si ritrova ad affrontare chi ricopre un ruolo come il suo?

La prima sfida è quella di dover vivere il cambiamento come un aspetto che fa parte della quotidianità, essere in grado di convivere in modo naturale con un contesto dove il mutamento è continuo. Un altro spetto sfidante è la digitalizzazione, sia dei processi che riguardano tutto il mondo delle risorse umane, sia delle relazioni e quindi mi riferisco all’utilizzo del digitale come strumento. Nel caso specifico dell’azienda dove lavoro, inoltre, una sfida importante è dettata dalla intergenerazionalità, tipica di un’azienda con una storia di rilievo come la nostra. Aggiungo anche il tema del reclutamento, legato all’aspetto dell’employer branding su cui bisogna lavorare molto insieme anche al canale marketing e alla comunicazione.

La figura dell’HR sta diventando sempre più incisiva e preponderante; secondo lei la funzione subirà un’evoluzione e se sì, cosa potrebbe cambiare e come vede il suo ruolo da qui in avanti?

Penso sarà una funzione sempre più integrata con le altre funzioni aziendali, non più ufficio personale vecchio stile come dicevo prima. L’HR sarà una figura necessariamente in grado di far emergere i talenti delle persone, un osservatore con attenzione costante al tema dello sviluppo.

Domanda d’obbligo: il nostro paese sta attraversando un lungo periodo di crisi economica; in questo contesto lei ha dovuto cambiare qualcosa nella sua gestione?

Rispetto alla mia esperienza professionale posso dire di essere entrata nel mondo del lavoro quando già il nostro paese stava vivendo un periodo di crisi economica e quindi la gestione della mia attività è sempre stata caratterizzata da questa particolare attenzione. Sicuramente anche la mia azienda sta cambiando e ha dovuto cambiare in relazione a questo periodo. Se osserviamo la nostra attività di reclutamento, la crisi in un certo senso ha avuto un effetto positivo perché in quel periodo siamo riusciti ad inserire diversi venditori all’interno della nostra rete vendita.

Quale ritiene sia l’aspetto più difficile della sua professione?

Probabilmente il fatto che questa professione sia ancora poco conosciuta in determinati contesti all’interno dei quali c’è ancora il concetto che le risorse umane siano responsabili amministrativi del personale e quindi un riconoscimento del tutto relativo della funzione in sé. Direi che la difficoltà consiste nel far conoscere la nuova veste della funzione.

Nella sua carriera professionale ha qualche ricordo di fatti significativi, belli o meno belli, che le hanno lasciato un segno importante?

Le mie soddisfazioni professionali più importanti sono legate alla mia attività nella ricerca e selezione, ambito in cui ho sempre lavorato. La mia più grande soddisfazione è riscontrare che una risorsa da me selezionata ha poi avuto successo. In particolar modo quando questo successo riguarda risorse giovani, alla loro prima esperienza professionale al momento dell’inserimento. Questo è il bello del mio lavoro.

Questo è un ruolo che comporta relazioni e scambi continui. Fra i tanti e diversi momenti, ricorda un aneddoto divertente?

Questo è un lavoro che ti porta a fare esperienze molteplici, in alcuni casi a te poco note o anche poco affini. Una delle ultime è stata un’esperienza estremamente divertente di outdoor training che abbiamo sperimentato con i manager dell’ azienda,  una giornata di rafting, nel corso della quale abbiamo messo in atto competenze sportive fuori dal ruolo ordinario e divertendoci davvero molto.

Ci può raccontare quello che per lei è stato il risultato personale di maggior successo raggiunto?

Ci sono state tante cose che ricordo in modo positivo. Un risultato personale importante, qui riprendo quanto dicevo prima, è la crescita dei collaboratori sebbene non sia un risultato ma un aspetto della professione. Io ho ancora tanta strada da fare e spero ce ne saranno molti altri.

Ci sono molti giovani che si stanno avvicinando a questa professione o l’hanno appena intrapresa, dall’alto della sua significativa esperienza si sente di dar loro qualche consiglio affinché possano affrontarla al meglio?

Consiglierei di provare ad entrare in azienda e lavorare già durante gli studi, proponendosi anche per periodi di stage perché è importante capire come funziona il mondo azienda per poter legare le proprie aspettative all’effettiva realtà delle dinamiche aziendali. Consiglierei anche di individuare una specializzazione all’interno delle risorse umane e cercare di capire, in tempo utile a fare le proprie scelte, quale potrebbe essere la più consona rispetto alle proprie attitudini e ai propri interessi. E’ importante mantenere durante il percorso scolastico un atteggiamento positivo e propositivo, non avere paura di proporsi, di sperimentare, essere sempre pronti ad imparare, sperando di trovare in azienda dei buoni maestri. Io sono stata molto fortunata, ho avuto maestri ottimi, persone molto competenti che mi hanno aiutato a crescere in questa professione.

Negli ultimi anni abbiamo conosciuto molte, forse troppe riforme del lavoro. Se lei domani fosse chiamato a ricoprire la carica di Ministro del Lavoro in che direzione andrebbe, cosa cambierebbe pensando di essere utile alla collettività?

Partirei dall’inizio e lavorerei sul mondo della formazione, per cercare di creare più vicinanza tra il mondo della scuola e il mondo delle aziende. Poi lavorerei sulle politiche di welfare, perché oggi non ci sono politiche tali che consentano di conciliare al meglio i tempi fra vita professionale e vita personale. Lavorerei anche sul tema dello smart working. Spesso le aziende che vogliono adottare questo sistema incontrano difficoltà nel metterlo in pratica, quindi cercherei di favorire una cultura che consideri con una logica diversa il lavorare in un luogo che non sia necessariamente l’ufficio e con dei tempi strettamente stabiliti nell’arco della giornata.

Elisa Gaiardo nasce a Latisana il 27 settembre 1988, si laurea in Scienze della Formazione Continua nel 2014 presso l’Università degli Studi di Padova. Dal 2014 al 2016 ricopre il ruolo di HR Specialist presso Servizi CGN Srl. Nel 2017 entra in bofrost* Italia S.p.a. all’interno dell’Ufficio Risorse Umane occupandosi principalmente di Selezione, Formazione e Sviluppo.