Eccoci arrivati al nostro secondo appuntamento con interviste e testimonianze dei più rappresentativi HR del nostro territorio. Questa settimana abbiamo incontrato Francesco Bresil, HR del Gruppo Santarossa SPA una delle più grandi realtà del settore Arredamento della provincia di Pordenone. Ci può raccontare come è approdato al ruolo che a tutt’oggi ricopre? Al ruolo che ricopro ci […]
Eccoci arrivati al nostro secondo appuntamento con interviste e testimonianze dei più rappresentativi HR del nostro territorio. Questa settimana abbiamo incontrato Francesco Bresil, HR del Gruppo Santarossa SPA una delle più grandi realtà del settore Arredamento della provincia di Pordenone.
Ci può raccontare come è approdato al ruolo che a tutt’oggi ricopre?
Al ruolo che ricopro ci sono arrivato gradualmente. Ho iniziato occupandomi della gestione amministrativa delle Risorse Umane che mi ha permesso di capire come analizzare in modo efficace i costi del personale tramite specifica reportistica. Successivamente, grazie ad un’attività svolta in continuo affiancamento con figure dirigenziali in possesso di una forte leadership, ho appreso quali sono gli equilibri più consoni nelle relazioni interpersonali e grazie ad una forte ed innata predisposizione a relazionarmi con le persone sono diventato HR e lavorando molto sono riuscito a raggiungere ottimi risultati.
Secondo lei Signor Bresil, quali sono gli aspetti determinanti e predominanti della sua professione?
Gli aspetti determinanti sono una conoscenza completa delle attività human resoursing, una forte determinazione verso gli obiettivi da raggiungere, una predisposizione al gioco di squadra e riuscire a trasmettere costantemente ai propri collaboratori positività.
A suo parere l’HR di una grande azienda , quale quella in cui lei opera, quali competenze professionali è indispensabile debba possedere? E’ più importante l’aspetto tecnico o quello psicologico ?
Credo proprio che gli aspetti tecnici e psicologici debbano viaggiare a braccetto in quando le decisioni che a volte si è costretti a prendere devono trovare il giusto equilibrio senza nulla togliere alla parte emotiva.
La nostra realtà è fatta di PMI, secondo lei su cosa deve puntare principalmente chi segue le Risorse Umane in questo contesto ?
In realtà medio piccole bisogna puntare in efficienza e flessibilità lavorando molto per creare una forte fidelizzazione verso l’azienda. Poi fondamentale è lavorare sull’aspetto motivazionale.
Quali sono le sfide che oggi si ritrova ad affrontare chi ricopre un ruolo come il suo?
Fino a qualche anno fa la mia azienda per ragioni storiche non attribuiva una grande importanza alla gestione capillare e pianificata delle Risorse Umane, non ha mai predisposto un bilancio di competenze, un piano di carriera, welfare aziendale, una politica delle retribuzioni. Si operava, come in molte altre realtà del settore, in base alle esigenze del momento senza una pianificazione ben programmata . Di conseguenza una delle sfide più importanti che ho dovuto affrontare e che mi vede impegnato ancora nel presente è cercare di cambiare una mentalità che per anni ha contraddistinto il nostro settore. Mi auguro e sono certo di essere su una buona strada.
Domanda d’obbligo: il nostro paese sta attraversando un lungo periodo di crisi economica; in questo contesto lei ha dovuto cambiare qualcosa nella sua gestione?
Certamente. Molte cose sono cambiate rispetto agli anni d’oro, iniziando dalla flessibilità e dalla fungibilità delle risorse. Mi spiego meglio, negli anni passati le risorse, soprattutto quelle che erano impiegate in produzione e sottoposte a carichi di commesse molto impegnative, ricoprivano un ruolo ben definito; negli ultimi anni, a causa di fluttuazione delle lavorazioni nei vari reparti, i dipendenti ricoprono ruoli intercambiabili acquisendo continuamente nuove e maggiori competenze. Questo ci ha permesso di essere più competitivi poichè è notevolmente diminuita la difficoltà di reperimento di nuove risorse e di attuare una politica retributiva legata ad obiettivi.
Quale ritiene sia l’aspetto più difficile della sua professione?
Amo davvero tanto questa professione e mi accorgo che malgrado le difficoltà e qualche sacrificio, la mia attività si svolge in modo del tutto naturale. Devo però confessare che ultimamente la gestione delle eccedenze e la mediazione che ne consegue mi colpisce parecchio a livello emotivo e personale. Malgrado ciò l’esperienza mi ha aiutato a gestire questi aspetti in maniera giusta ed equilibrata.
Nella sua carriera professionale ha qualche ricordo di fatti significativi, belli o meno belli, che le hanno lasciato un segno importante?
Non ci sono episodi veri e propri. Mi sento appagato professionalmente quanto raggiungo o meglio raggiungiamo gli obiettivi predefiniti. Sono convinto che i migliori risultati si ottengono con la collaborazione di tutto il team di lavoro, l’individualismo non porta benefici. Mi sento inoltre molto gratificato quando dopo un confronto diretto e non sempre facile con dipendenti e collaboratori vengo ringraziato a posteriori perchè ho dato loro carica e nuove motivazioni.
Ci può raccontare quello che per lei è stato il risultato personale di maggior successo raggiunto?
Il risultati ottenuti sono veramente tanti, ottimizzazione delle risorse, cambio di mentalità (nuova etica aziendale), lavoro di squadra per ogni reparto produttivo, fidelizzazione aziendale. Per me è un bel successo considerando quanto fosse difficile qualche anno fa per una realtà come la nostra, parlare di un cambiamento così radicale.
Ci sono molti giovani che si stanno avvicinando a questa professione o l’hanno appena intrapresa, dall’alto della sua significativa esperienza si sente di dar loro qualche consiglio affinché possano affrontarla al meglio?
Non sono una persona che dispensa consigli, ma l’esperienza mi ha insegnato che bisognerebbe saper ascoltare tutti senza pregiudizi di sorta, essere determinati nel voler raggiungere gli obiettivi che ci si prefigge e lavorare molto sulla propria leadership. Mi permetto anche di dire che un aspetto fondamentale di questo lavoro è saper trasmettere positività al team se si vuole ottenere una buona performance e non creare dei dipendenti stressati.
Negli ultimi anni abbiamo conosciuto molte, forse troppe riforme del lavoro. Se lei domani fosse chiamato a ricoprire la carica di Ministro del Lavoro in che direzione andrebbe, cosa cambierebbe pensando di essere utile alla collettività?
Questo è un punto dolente, in quanto in questi ultimi anni sono venuto a contatto con diverse riforme senza trarne effettivi benefici. Proporrei un collegamento diretto tra scuola e mondo del lavoro con tirocini/stage non troppo brevi, mi piacerebbe ci fosse infatti un accompagnamento pratico e teorico lungo tutto il percorso scolastico. Inoltre insegnerei ai ragazzi come si fa impresa, come sviluppare le proprie idee, il proprio ingegno, creando simmetricamente un sistema d’impresa semplice e soprattutto a costo zero. Proporrei infine la riduzione graduale della tassazione delle retribuzioni legata all’assenteismo (meno malattia, meno infortuni più netto cedolino).
FRANCESCO BRESIL
Nasce a Pordenone il 17 maggio 1972, si diploma in Ragioneria presso l’Istituto Marchesini di Pordenone.
Dal 1994 al 2008 svolge attività di amministrazione del personale presso il Gruppo Santarossa Spa.
Nel 2008 viene nominato HR Manager del Gruppo Santarossa Spa, ruolo che ricopre attualmente.